Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Responsabilità sociale? Eccoci!
L’attenzione agli aspetti etici e relazionali della comunicazione fa parte da sempre del DNA di Olojin e si è concretizzata nei mesi scorsi nel nostro passaggio a Società Benefit.
Questa nostra vocazione ha incontrato sempre più spesso, negli anni, le richieste dei nostri clienti: insieme a loro abbiamo sviluppato progetti in diversi ambiti, mirati a un obiettivo sociale prima che commerciale.
Con QVC, ad esempio, durante il periodo del primo lockdown abbiamo ampliato la community di ambassador che avevamo sviluppato per il brand affiancandovi un portale di mutuo aiuto per promuovere gesti di reciproca solidarietà durante l’emergenza. Con l’insegna della GDO Gala, invece, abbiamo arricchito il consueto programma fedeltà con la possibilità di convertire i punti in donazioni solidali, avviando anche un piano di comunicazione e storytelling sulle attività di charity.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
Perché parlare di marca quando si può parlare alle persone?
Le soluzioni che proponiamo più spesso ai nostri clienti rovesciano il paradigma e mettono al centro non il brand, ma la relazione con il consumatore.
Se è vero che molte marche faticano a trovare un posizionamento originale sul mercato, la ricerca dell’unicità può essere portata su un livello diverso, offrendo al cliente finale un’esperienza personalizzata e personale. Occorrono naturalmente idee, strategia e una struttura tecnologica in grado di raccogliere e gestire i dati per conoscere a fondo ogni singolo cliente, ma il risultato è significativo: il consumatore si sente coinvolto, compreso e accolto nelle sue esigenze.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
Comunicare non è difficile: basta sapere con chi si sta parlando.
Da tempo il classico “target” basato su criteri anagrafici è diventato obsoleto, soppiantato da cluster trasversali basati su interessi e attitudini personali. Il processo è stato certamente accelerato dai social media, che hanno favorito incontri catalizzati da un tema anziché da un’appartenenza geografica o anagrafica.
La sfida per i brand è quella di portare il cliente fuori dal territorio dei social media per creare delle community proprietarie di consumatori, coinvolgendoli proprio grazie alla conoscenza personale che deriva da una profonda analisi dei dati di comportamento sui diversi touchpoint.
È la strategia che Olojin applica attraverso la sua piattaforma proprietaria MegaDesk, che oltre a consentire la creazione di community proprietarie, può aggregare dati da fonti interne o esterne, creare cluster fluidi che seguono in tempo reale i cambiamenti dei consumatori e ottimizzare il loro utilizzo con diversi strumenti di marketing digitale.
Spostare la conversazione dai social media a un territorio proprietario ha, nella nostra esperienza con i progetti dei nostri clienti, un effetto benefico anche sul clima generale: all’interno delle community proprietarie l’interazione è meno polarizzata, più civile e meno problematica di quella che riscontriamo sui profili social. Un clima migliore è un vantaggio sia per il brand sia per i suoi clienti.