Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Le aziende vogliono costruire un dialogo credibile e autorevole con la società civile, sviluppando progetti di comunicazione che generino impatto sociale.
In particolare, attraverso i nostri progetti destinati alla scuola vogliamo parlare ai giovani per trasmettere loro valori e competenze per diventare attori protagonisti dei cambiamenti del futuro. Ad esempio, con brand come Napisan e Lines abbiamo fatto un lavoro molto importante sul purpose.
Nel contesto della pandemia Napisan si è fatto promotore dell’igiene entrando nelle scuole dell’infanzia e primarie con il progetto Igiene Insieme, per contribuire a promuovere i corretti comportamenti in classe e a casa, grazie anche alla preziosa consulenza scientifica della Scuola di Specializzazione di Igiene e Medicina preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
Lines si è attivata sul fronte dell’educazione all’affettività e su quello del superamento degli stereotipi di genere con il progetto Domande Scomode@School, a favore delle pari opportunità, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, grazie alla promozione del dialogo con adulti esperti (ginecologi, andrologi, psicologi) nelle scuole secondarie di I e II grado.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
I nostri progetti sono prevalentemente rivolti alle scuole e ai giovani e la pandemia con la didattica a distanza è stata una opportunità per ripensare e ridisegnare il nostro approccio.
Sicuramente il digitale e la gamification ci hanno supportato e sostenuto ma ciò che più altro ha funzionato è essere veramente rilevanti! Un esempio è il progetto One Health, One Future realizzato per la Fondazione Bolton Hope grazie al quale abbiamo spiegato ai ragazzi delle scuole secondarie di I grado la pandemia inquadrandola in maniera originale nel rapporto tra l’essere umano e la natura. Grazie alla collaborazione di un team di scienziati di fama internazionale come Ilaria Capua, Telmo Pievani e David Quammen, abbiamo aperto la riflessione sull’Era dominata dall’uomo, l’Antropocene, e alla salute vista come sistema complesso e globale che riguarda tutto e tutti: le persone, la natura, l’aria, l’acqua, il suolo.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
La nostra è una comunicazione molto targetizzata anche se il target è il più complesso di tutti: la generazione Z! Abbiamo appena lanciato una piattaforma di comunicazione, che prevede anche un social magazine nativo IG, che ha l’obiettivo di supportare i ragazzi nell’orientamento al futuro. La piattaforma si chiama WonderWhat, anche per sottolineare come tra i 14 e i 18 anni i dubbi e le incertezze convivono con tante meravigliose aspettative.
Attraverso il social magazine è possibile attivare i ragazzi sui temi a loro più vicini soprattutto in ottica di approfondimento, sviluppo di conoscenze e talenti.
Un esempio è l’iniziativa Run For The Oceans, il movimento lanciato da adidas per contribuire alla protezione degli oceani. Abbiamo coinvolto i ragazzi su temi come la riduzione dell’inquinamento marino causato dalla plastica e il ruolo dello sport a supporto della sostenibilità con la partecipazione dello youtuber Barbascura X, di volta in volta affiancato da speciali ambassador della sostenibilità.
Sono tanti i temi che trattiamo e tanti quelli che potremmo ancora trattare per sviluppare le competenze della generazione che plasmerà il prossimo futuro e per attivare un dialogo credibile e valoriale tra i brand e la GenZ.