Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Questo è un momento delicato per la comunicazione e per il mondo in tutte le sue principali interazioni. Tutta la nostra realtà è stata colpita dalla pandemia, e oggi l’unica cosa chiara è che ognuno di noi è chiamato ad un cambiamento, a partire dalla propria realtà individuale.
Parlando dei cambiamenti dell’asset comunicativo voluti delle aziende, posso dire che, fin dai primi segnali della pandemia, i nostri clienti, prevalentemente stranieri con una base in Italia, ci hanno chiesto di incrementare le attività volte al rafforzamento del posizionamento istituzionale e dei valori corporate chiave come sicurezza, affidabilità e autorevolezza. Abbiamo lavorato molto sulla comunicazione di crisi, anche per quelle aziende che fino ad allora avevano sottovalutato l’importanza di un piano d’azioni chiaro con l’identificazione delle figure chiave da far intervenire nelle varie fasi della crisi. Nelle strategie di comunicazione, sia esterna che interna, che abbiamo elaborato, l’asset comunicativo su cui abbiamo abbiamo concentrato i nostri sforzi è stato il trust e tutto ciò che questo significa. Per aiutare le aziende a costruire rapporti di fiducia solidi con i pubblici di riferimento, ci siamo focalizzati sui social network e la creazione di campagne di digital PR ad hoc, per far nascere delle conversazioni mirate a far emergere l’autenticità dei brand che curiamo in termini di resilienza e di attenzione alle persone, vero asse portante dell’impianto comunicativo dei nostri clienti.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
La creatività salverà il mondo e quest’anno possiamo dire con orgoglio che la situazione pandemica ci ha dato l’opportunità di scatenare la nostra vena creativa e trovare modalità di comunicazione diverse dalla consuetudine per i nostri clienti. Abbiamo virato sul digitale gli eventi che avevamo pianificato per i nostri clienti in ambito ICT, creando dei format ibridi che sono diventati dei veri e propri live show con una parte di intrattenimento online e una parte di interazione da remoto che spesso prevedeva il delivery a casa dei nostri ospiti di box sempre più creativi ed alternativi, ispirati alla tematica trattata nell’evento stesso. Per quanto riguarda le iniziative PR & Media Relations, abbiamo creato momenti di confronto, sempre online, nonché di formazione, con i nostri media di riferimento che hanno permesso di ampliare il bacino di giornalisti, influencer, opinion leader cui eravamo soliti rivolgerci, andando ad abbracciare una dimensione molto più internazionale, se non addirittura globale. In queste iniziative siamo riusciti coinvolgere key-note speaker a cui non avremmo mai pensato di accedere per via della distanza geografica e di altre barriere che fino ad allora pensavamo essere vincolanti. Lo stesso storytelling, che eravamo abituati a costruire secondo alcuni pattern consolidati, ha preso nuove forme, molto più composite con un orizzonte omnicanale. Alcuni nostri clienti che hanno fondato il loro business su dati e digital transformation hanno visto nel mutamento dei consumi e dei comportamenti digitali causati dalla pandemia una filone di business da cavalcare, ma soprattutto da comunicare con un approccio integrato e quanto mai circolare, con un occhio di riguardo al ruolo dei dati come elemento chiave per costruire un’economia sostenibile, resiliente, attenta ai bisogni delle persone in costante evoluzione.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
Oggi comunicare con target sempre più eterogenei è un’impresa degna di un novello Ercole post-pandemico. Con il proliferare delle piattaforme social e l’incrementare della maturità digitale dei clienti, le agenzie a cui le aziende si rivolgono si trovano di fronte a una sfida su cui lavorare indefessamente ogni giorno. Non è possibile distrarsi. Per noi di bbrand dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori dei brand significa creare con loro una relazione di fiducia che si costruisce sul campo, giorno dopo giorno. Lavoriamo molto sullo studio delle buyer personas e sulla creazione di percorsi narrativi su misura. Le storie che scriviamo per raggiungere gli utenti dei brand che seguiamo, sebbene personalizzate, si basano sulla forza dell’inclusione e della condivisione di valori che consolidano la fiducia nella marca. Con naturalezza, autenticità e facendo appello all’universalità delle emozioni che contraddistinguono l’essere umano e sono alla base di ogni esperienza d’acquisto.