Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Si, con l’avvento della pandemia in molto casi c’è stato un cambiamento negli assi comunicativi, e spesso non è nemmeno stata necessaria una vera e propria richiesta. È stato un cambiamento automatico che ha trovato uniti agenzia e brand. Sono state messe in stand-by alcune operazioni e ne sono state pensate altre in grado di dare il punto di vista dei brand per vivere meglio questa situazione o anche per dare aiuti concreti. La cosa che mi è piaciuta è che questo cambiamento è stato fatto pensando in primo luogo da persone qualunque prima che da professionisti del marketing.
Ci sono stati anche altri casi dove per ragioni diverse si è preferito prendere del tempo e mettere in stand by le operazioni che ora stanno riprendendo o semplicemente procedere cercando per quanto possibile di non farsi influenzare dalla situazione. Queste scelte sono dipese principalmente dalla categoria merceologica.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
Il primo momento è stato sicuramente spiazzante. Budget congelati e produzioni praticamente impossibili. Ma c’è subito stata una reazione e ci si è ritarati sulla nuova situazione. Produzioni da remoto e creatività pensate ad hoc. Il problema è stato che si sono viste tante cose molto simili e con lo stesso tono. Per me la ricetta è stata trovare soluzioni che partissero dal DNA dei brand.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
È fondamentale avere come punto di partenza un purpose definito e riconosciuto di brand. Questo si traduce in un tono di voce e in una scelta nella proposta di contenuti rilevanti e credibili per i consumatori. In questo ci possono sicuramente venire in aiuto i dati.