Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Il 2020 ha sconvolto molte aziende, che sentono sempre maggiormente l’esigenza di affrontare in prima linea le tematiche sociali ed ambientali, costruendo la loro awareness anche sulla sostenibilità. Uno degli esempi più lampanti è stato l’adeguamento digitale, è stato più che necessario, non solo nella gestione dei social, ma anche del flusso di lavoro.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
L’ostacolo principale è stato quello del distanziamento e del blocco indiretto e diretto di alcuni media, con uno sbilanciamento verso l’iper-connettività e quindi verso il digital. Questo ha fatto sì che ci fosse una ridondanza di contenuti digital. Ciò che secondo me non Si è sfruttato è proprio la comunicazione cross-media, la guerriglia ed il viral marketing. Tutte armi che possono rendere molto più originali e differenti.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
Credo che il modo migliore di comunicare rimanga sempre l’autenticità, essere fedeli alla marca e comunicarla nel modo più vero possibile. Non esiste una bacchetta magica, esiste una strategia che deve essere efficace nonostante il numero di piattaforme. Continuare a fare cross-media campaign, sfruttare proprio l’aumento delle piattaforme e mantenere lo stesso tone of voice.