Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asse comunicativo? Con quali modalità?
Seguiamo le regole della natura secondo le quali sopravvive chi riesce ad adattarsi al cambiamento. E le aziende non sono escluse da queste. Viviamo, inoltre, in un periodo storico e molto delicato che però non deve portarci a fare delle scelte singolari. È opportuno cambiare insieme. Per questo la sfida più grande delle aziende è quella di porre al centro di tutto le persone, prima ancora del consumatore e del brand. Sicuramente la richiesta di oggi è quella di esperienza univoca e personalizzabili, le aziende non possono non tenerne conto.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
Ancora una volta il focus sono state le persone. La capacità di sentirsi uniti nonostante le distanze e l’isolamento sociale ci ha permesso di reagire, personalmente e professionalmente. Le aziende che hanno compreso questo e che sono rimaste al fianco dei consumatori per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria hanno aggiunto un valore importantissimo alla loro identità, quello della collettività.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
I social network non sono solo uno strumento di comunicazione, ma un vero e proprio centro di aggregazione di milioni di persone. Tuttavia le belle parole di un’azienda non bastano per attirare l’attenzione degli utenti che frequentano i social: occorre sapere con chi si sta parlando. Solo così si può essere capaci di portare i clienti al di fuori dei social media per creare delle community. Una sfida difficile, ma non impossibile.